Lo Yoga alle Radici del Cielo
Quando usiamo il termine Yoga noi parliamo di una pratica fisica (Hatha), di una filosofia e di una spiritualità che hanno millenni di storia alle spalle.
In più ne parliamo in una società in cui, almeno esternamente, sono cambiati molto i contenuti. Un grande lasso di tempo ci separa dall’origine dello Yoga, che ha fonti comuni ma che a noi sono arrivate da diversi saggi, maestri che vivevano in diverse parti del mondo, di culture diverse e in tempi diversi. Senza dubbio i principi erano e sono tutt’oggi gli stessi, giacché il comune riferimento è il rispetto delle leggi della Natura (quello che è per i cinesi il Tao).
Noi alle Radici del Cielo siamo una piccola famiglia allargata che nella ricerca di apertura verso chi si vuole aggregare privilegiamo la pluralità di allenamento, di pratica, di ottica, di cultura, di opinione e nello stesso tempo percepiamo l’immenso valore del percorso comune, dello scambio e della fratellanza.
Il nostro riferimento è il maestro Masahiro Oki perché ha osato, e non credo sia stato facile, andare controcorrente rispetto al senso di specializzazione, di uno Yoga moderno, sull’aspetto fisico, piuttosto che su quello filosofico o spirituale. La sua visione era quella di praticare in un contesto interno, individuale e in gruppo (in una specie di laboratorio all’interno del quale l’elemento ambiente è fondamentale) per portare poi i benefici di questo impegno nel contesto quotidiano (famiglia, lavoro, società).
Questo rende la visione del maestro Oki molto originale, dando vita a uno Yoga che arricchisce la società di tutti i benefici che sono raccolti durante la pratica.
La pratica alle Radici del Cielo si svolge su più piani, come in una casa; essa ha diverse entrate e prima di tutto non ha chiavi, è aperta, è costituita di tre piani, ognuno dei quali ha il suo ingresso:
Al primo piano c’è la pratica fisica coi suoi quattro stadi:
1) La purificazione;
2) Il rafforzamento, consigliato in coppia, per creare sudorazione, con movimenti complementari e armonia del respiro;
3) L’esercizio correttivo, ovvero recuperare l’armonia tra corpo e respiro mettendo al centro la regolazione dell’osso sacro;
4) La ricerca del modo corretto di muoverci o di restare immobili, nel rispetto della nostra capacità di radicamento e centratura.
Al secondo piano della casa c’è l’allenamento del respiro, detto Pranayama.
E, di primaria importanza, al terzo piano, l’approccio alla pratica dello Yoga è costituito dall’etica, dal modello che noi ci proponiamo : cosa è bene evitare (la famosa idea di ahimsa) e cosa è bene fare.
Aggiungendo alla parte etica l’allenamento fisico abbinato al respiro, la vela si orienta verso gli aspetti evolutivi individuali. Questi ultimi fioriscono attraverso lo sviluppo dell’immaginazione, della concentrazione, della capacità di ascolto e della presa di coscienza.
Siete dunque tutti invitati ad entrare nella nostra Casa; scegliete la porta che è per voi la più adatta e pian piano, nel rispetto dei tempi di ognuno, esploratene i vari piani per conoscerci/conoscervi meglio.
Siete i benvenuti!